Riconoscimenti:
Denominazione: Greco di Tufo DOCG
Vitigno: 100% Greco
Ubicazione vigneti: Tufo, frazioni San Paolo e Santa Lucia
Esposizione ed altitudine: sud ovest e sud est 350 – 450 mt s.l.m.
Natura del terreno: zolfo, argilla, calcare
Allevamento della vite: spalliera guyot
Densità di piantagione: 3.000 piante per ettaro
Età media della vite: 20 anni
Resa per ettaro: 70 quintali per ettaro
Vendemmia: fatta a mano a metà ottobre
Quantità media bottiglie: 20.000
Formato della bottiglia: 1,5 l
Grado alcolico: generalmente 13°
Solo il mosto fiore viene utilizzato per questo nostro Greco, punta di diamante della nostra cantina. Il mosto fiore viene fermentato con grande cura in vasche di acciaio inossidabile con temperatura controllata utilizzando lieviti autoctoni selezionati. Il vino riposa poi sulle fecce per sei mesi per dare complessità e struttura. La trasformazione malolattica avviene parzialmente, dipendendo dall’acidità naturale della vendemmia. Prima di essere imbottigliato, il vino viene leggermente filtrato e conservato a temperatura di cantina finché non viene giudicato pronto per il mercato.
Descrizione organolettica:
Giallo paglierino con con delicati riflessi dorati. Al naso, pesca gialla ed albicocca, pietra focaia e fiore di arancio, con note di macchia mediterranea. Quando si apre, emergono aromi di lime e limone. Al palato è un vino intenso, fresco e sapido, con un frutto agrumato e rinfrescante. Il gusto persiste a lungo, lasciando delle squisite note di mandorla, eucalipto e scorza di limone.
Abbinamento:
La freschezza e sapidità di questo vino fanno si che si abbini molto bene con piatti a base di pesce quali salmone, frutti di mare, pesce alla griglia, ma anche con carni bianche e formaggi freschi. Questo Greco di Tufo, grazie al particolare equilibrio tra morbidezze e durezze, è perfetto anche come aperitivo o bevuto in antipasto.
Temperatura di servizio: 10 – 12 °C
Curiosità:
Il primo Greco di Tufo nacque nella nostra azienda quasi quattro secoli fa. L’unicità di questo vino risiede nel fatto che le viti crescono su terreni dal forte contenuto di zolfo fossile, lo stesso zolfo che, estratto, fece la fortuna dei di Marzo nell’Ottocento e Novecento.
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